Tesi Premiate 2025

Giudizi e Motivazioni

Il 5 novembre 2025 si è tenuta la Cerimonia di Premiazione presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università Roma Tre. Di seguito i giudizi completi e le motivazioni delle tesi vincitrici e delle menzioni di qualità.

A. Tesi Premiate

a. TESI DI DOTTORATO

1. Piazza di Ponte. Immagini della memoria urbana

CASTIGLIONE VITTORIA Università La Sapienza di Roma

Presentazione della candidata: Prof. Alfonso Ippolito

1.1. Giudizio

La tesi di dottorato riguarda un contesto pubblico scomparso della Roma antica: Piazza di Ponte. Il sito, scomparso in seguito agli interventi urbanistici ottocenteschi connessi alla realizzazione degli argini del Tevere, rappresentava un nodo cruciale della vita cittadina, carico di stratificazioni religiose, politiche ed economiche. Attraverso un'articolata ricostruzione storico-iconografica, la tesi restituisce la complessità di queste dinamiche, delineando in modo efficace le relazioni tra la forma urbana e le logiche del potere che ne hanno guidato le trasformazioni.

Di particolare rilevanza risulta l'approccio metodologico, fortemente interdisciplinare: l'elaborato integra in modo innovativo fonti archivistiche e fotografiche con strumenti avanzati di modellazione digitale e visualizzazione 3D.

Tale sinergia consente non solo una ricostruzione filologicamente accurata dello spazio urbano scomparso, ma anche la definizione di un vero e proprio "laboratorio virtuale" per la comunicazione del patrimonio storico-architettonico. L'elaborato supera la dimensione documentaria per proporsi come modello replicabile di narrazione visiva e valorizzazione culturale, capace di coniugare rigore scientifico, precisione rappresentativa e accessibilità divulgativa.

Il lavoro è di sicuro apprezzabile, sia per l'appartato di fonti utilizzato e sia per la qualità del quadro complessivo tracciato ed elaborato dalla candidata. Lavoro originale e di ottimo avvio ai processi di valorizzazione attraverso processi di modellazione digitale.

1.2. Motivazione

Lavoro dottorale dedicato alla ricostruzione della memoria urbana della Roma antica. Uno spazio pubblico del passato, Piazza di Ponte, scomparso in seguito agli interventi urbanistici ottocenteschi riguardanti gli argini del Tevere, viene fatto rivivere, mettendo in evidenza tutte le dinamiche sociali, economiche, religiose e politiche del tempo. L'elaborato supera la dimensione documentaria per proporsi come modello replicabile di narrazione visiva e valorizzazione culturale. In tale prospettiva, raggiunge risultati indubbiamente originali, anche dando vita ad un interessante processo di valorizzazione basato su percorsi di modellazione digitale.

2. Esposizione di resti umani: una questione al crocevia tra etica, museologia, archeologia e diritto

CRESCENZI NICOLE Scuola IMT Alti Studi Lucca

Presentazione della candidata: Prof.ssa Maria Luisa Catoni

2.1. Giudizio

L'esposizione di resti umani nei musei è un argomento dibattuto e controverso e gli studiosi ne riconoscono da tempo le problematiche storiche, etiche e giuridiche. Per questo, pur presenti nelle collezioni di molti musei europei, è rimasta l'eccezione più che la norma. La ricerca si propone di fare un primo passo per cercare di colmare un vuoto scientifico, etico e legislativo, mai affrontato nella sua interezza.

Il primo capitolo, tramite un approccio per casi studio, evidenzia i momenti fondamentali della storia, dall'antica Grecia fino alle porte del XX secolo, che forniscono una chiave di lettura della cultura occidentale contemporanea e del suo rapporto con l'esposizione del corpo umano.

Il secondo capitolo esamina l'attuale situazione legislativa europea e la sua influenza su pratiche e scelte professionali museali. Un apposito database raccoglie le legislazioni europee applicabili ai resti umani e un catalogo di circa seicento musei in tutta Europa che conservano resti umani. La ricerca ha rivelato che i resti umani sono considerati protetti o dalle leggi sul patrimonio culturale o dalla legislazione medico-legale e forense, e come la connessione tra questi diversi approcci legislativi rispecchi le diverse pratiche museali tra paesi nordamericani e europei.

Il terzo e il quarto capitolo raccolgono le opinioni del pubblico museale, spesso escluso dal dibattito, e nell'ultimo capitolo si applicano i risultati dei capitoli precedenti al caso di studio del Museo Nazionale della Sibaritide.

L'oggetto della ricerca, dibattuto e controverso, è affrontato con approfondimento tematico e interdisciplinare, dimensione teorica e ricerca applicata. La tesi affronta e cerca per quanto possibile di risolvere, con argomentazioni apprezzabili, le criticità del tema che emergono sul piano scientifico, museologico, etico, giuridico, storico e sociologico.

Oltre al valore intrinseco dell'elaborato, pertanto, anche i requisiti generali e specifici richiesti dal bando sono soddisfatti con un alto grado di qualità.

2.2. Motivazione

L'esposizione dei resti umani in un contesto museale solleva problematiche non solo archeologiche, ma anche giuridiche ed etiche. Tali problematiche sono state più volte dibattute e analizzate tra gli studiosi e gli esperti del settore, ma sempre parzialmente. La tesi, per la prima volta, affronta nella sua interezza il fenomeno in questione e cerca per quanto possibile di risolvere, con argomentazioni apprezzabili, originali e convincenti, le criticità che emergono sul piano scientifico, museologico, etico, giuridico, storico e sociologico. Il lavoro dottorale, inoltre, restituisce anche i preziosissimi risultati di una ricerca sul campo, ottenuti attraverso la costruzione di una banca dati legislativa e del rilevamento delle opinioni dell'utenza museale.

b. TESI DI LAUREA MAGISTRALE

3. Una stratificazione spontanea sul Teatro di Neapolis: i palazzi Arcucci e Garzillo per il progetto di restauro

PAGANO SALVATORE, PEDICINI ELISABETTA Università Federico II di Napoli

Presentazione dei candidati: Prof. Andrea Pane

3.1. Giudizio

La tesi s'innesta sul "Grande Progetto Centro Storico di Napoli, Valorizzazione sito UNESCO", con un approccio che non disdegna la proposta di variazioni rispetto a quanto finora elaborato. Si analizza l'intero settore urbano caratterizzato in primis dal Teatro Romano, su cui si è impostata una complessa stratigrafia di grande interesse.

Una parte specifica della presentazione riguarda il quadro territoriale e legislativo in cui si muove il progetto di conservazione e valorizzazione, di tipo essenzialmente urbanistico (area UNESCO). Il lavoro, che si arricchisce di una cospicua mole di documenti, disegni e fotografie, ha il pregio di affrontare uno studio integrato del palinsesto urbano, proponendo operazioni di scavo, rimozioni e restauri non limitati alle strutture antiche, ma estesi al patrimonio edilizio impostatosi secoli più tardi, con riferimento ai Palazzi Arcucci (XIV sec.) e Garzillo (XVI sec.).

I confronti con altri teatri di età romana comprendono alcuni significativi esempi su suolo italiano, selezionati dagli AA. (Verona, Gubbio, Teramo, Benevento, Lecce, Catania). Il merito principale consiste nella valutazione dell'intera stratigrafia urbana, nel suo complesso, laddove sembra che il Grande Progetto l'abbia ridotta alla fase romana e a quella moderna, non considerando ad es. le evidenze di età medievale e primo-rinascimentale.

Si coglie chiaramente l'attenzione alla fruizione del sito, dove elementi di criticità sono rappresentati sia dall'interazione fra spazi pubblici e privati - dove si svolgono attività commerciali e residenziali - sia dal quadro degli espropri: ad oggi si contano locali non ancora espropriati.

I punti di forza della tesi sono non solo l'accuratezza dei rilievi, la quantità e qualità della documentazione sullo stato dell'arte - corredata da schede tecniche e "linee guida" - ma il puntuale studio delle stratigrafie murarie (v. le UU.SS.MM.), applicando un approccio già definito "archeologia dell'urbanistica" (cfr. T. Mannoni). Le strategie d'intervento riguardano accessibilità e diversificazione degli utenti, anche per mantenere nel suo insieme la memoria del sito. In linea col Grande Progetto, si prevedono forme di ripristino funzionale del Teatro, ma le proposte progettuali in variante, a cura degli AA., mirano anche al recupero del tessuto sociale, ambientale e delle attività artigianali, oltre che del tessuto urbanistico ed edilizio.

3.2. Motivazione

Il lavoro ha il pregio di affrontare uno studio integrato del palinsesto urbano napoletano, proponendo operazioni di scavo, rimozioni e restauri non limitati alle strutture antiche, ma estesi al patrimonio edilizio impostatosi nei secoli successivi. L'accuratezza dei rilievi, la quantità e qualità della documentazione, non solo fotografica, sullo stato dell'arte, il puntuale studio delle stratigrafie murarie sono i punti di forza di un lavoro che rappresenta un ottimo esempio di tesi magistrale. Le interessanti proposte progettuali avanzate dagli Autori, poi, consentono di collocare la tesi nel contesto del "Grande Progetto Centro Storico di Napoli, Valorizzazione sito UNESCO", evidenziandone anche i profili di originalità.

4. Η Μαντόνα της Iεράπετρας. Una statua di Kore-Persefone dall'antica Hierapytna

SENSI ALESSANDRO Università Roma Tre

Presentazione del candidato: Prof.ssa Giuliana Calcani

4.1. Giudizio

La tesi magistrale è stata elaborata nell'ambito dell'area tematica "Legalità e patrimonio culturale" dell'Università Roma 3, attivata dall'a.a. 2022-2023; ciò ha motivato l'interesse verso la scultura in argomento, recuperata subito prima di un'esportazione illegale già organizzata (1984).

Il lavoro traccia innanzitutto una sintesi del sistema di tutela in Grecia, con riferimento specifico alla scultura in questione, della quale inquadra poi iconografia e contesto di produzione e di rinvenimento, fornendo una chiave di lettura perfettamente calata nella storia di Ieraptyna, oggi Ierapetra, nell'isola di Creta. Dell'attuale sistema greco, che ha consentito la disponibilità della scultura recuperata, l'A. sottolinea la fase iniziale (1813) e le continue evoluzioni che, culminanti nella riforma costituzionale del 2001 e nella "Legge archeologica" del 2002, hanno rafforzato le precedenti previsioni giuridiche e anche chiarito i rapporti fra l'amministrazione e i cittadini.

La statua femminile marmorea, di alta qualità, fu sequestrata nel 1984, pronta per essere caricata su un camion ortofrutticolo, grazie a un'operazione di polizia che ebbe una notevole risonanza: ciò provocò una forte reazione nella comunità locale, che convinse il Ministero della Cultura a lasciare la scultura in città. Il rinvenimento portò appena due anni dopo alla creazione a Ierapetra di un vero Museo, sviluppatosi intorno alla statua di Kore-Persephone, caricata di un forte valore identitario. Dopo il recupero la scultura, oggetto di una campagna di stampa, giunse ad essere venerata come una Madonna (Μαντόνα) dalle donne del luogo.

Il fenomeno va letto nel quadro di una "ripresa identitaria" della popolazione di Ierapetra, anche in collegamento con la storia dei numerosi e continui saccheggi del patrimonio archeologico cittadino, i cui pezzi più importanti fin dagli inizi del XV secolo erano emigrati prima a Venezia sotto il dominio della Serenissima, poi soprattutto a Istanbul, sotto il dominio ottomano.

Al riguardo, di non scarso interesse è anche la storia del particolare percorso che, dalla fine dell'Ottocento, vide costituirsi a Ierapetra un'associazione specifica, in dichiarata reazione al progressivo saccheggio che la legislazione nazionale era insufficiente a fermare. Lo scopo del "Φιλεκπαιδευτικός Σύλλογος", nato nel 1886, fu infatti fu quello di proteggere le antichità della città

Un'ampia sezione più specialistica è dedicata alla statua medesima, il cui studio mostra piena padronanza della materia e del metodo, sul piano sia iconografico, che della ricostruzione del contesto antico dell'isola di Creta, esteso al Mediterraneo greco-romano. Le intuizioni dell'A. - modello cnidio di Prassitele, identificazione come Kore-Persephone e non Demetra - sono originali e di notevole profondità, nel continuo rapporto con le fonti scritte antiche e post-antiche, nonché con i numerosi esempi di confronto individuati.

Infine, in base a un processo ricostruttivo d'indubbio interesse, l'A. riesce a identificare egregiamente il contesto in cui si cala il ritrovamento della scultura, ma anche quello dell'originale cui essa s'ispira, fino a proporre il nome della famiglia che, nel II secolo d.C., dedicò la statua nel tempio cretese delle divinità eleusine, riedificato.

La tesi, benché sia solo di livello magistrale, si qualifica come un lavoro di eccellenza, anche in relazione all'aspetto della multidisciplinarietà.

4.2. Motivazione

L'importanza di un bene del patrimonio culturale di una Nazione può andare oltre al suo valore di testimonianza del passato. Lo dimostra il caso della statua della Persefone di Ierapetra, nell'Isola di Creta, sottratta ad un tentativo di esportazione clandestina, poi oggetto di una "ripresa identitaria" da parte della comunità territoriale di riferimento e, infine, collocata nel museo per essa appositamente costruito. La tesi ricostruisce tutta la vicenda, ma lo fa nella prospettiva di evidenziare i legami identitari che collegano il patrimonio culturale con le comunità locali. In base a un processo ricostruttivo più ampio e d'indubbio interesse, inoltre, l'Autore identifica – mediante un costante e continuo rapporto con le fonti scritte antiche e post-antiche - anche il contesto storico e iconografico all'interno del quale la statua si colloca, raggiungendo risultati originali e di eccellenza.

c. TESI DI LAUREA MAGISTRALE (AFAM)

5. Un'opera tra due regni. Berengario d'Ivrea di de' Lutti – Gazzoletti (1858)

SCARTEZZINI GIORGIA Libera Università di Bolzano

Presentazione della candidata: Prof. Alex Körner e Prof. Marco Uvietta

5.1. Giudizio

La tesi Un'opera tra due regni. Berengario d'Ivrea di de' Lutti – Gazzoletti (1858) – il cui valore ai fini dello studio e del rilevamento del patrimonio storico-artistico e popolare del Trentino è stato riconosciuto dalla Soprintendenza per i beni e le attività culturali di Trento – propone uno studio di un'opera lirica inedita di metà Ottocento, patrimonio culturale segnatamente musicale. L'indagine ha contribuito a ricostruire la storia culturale di quell'epoca secondo una prospettiva storiografica transnazionale.

Le fonti utilizzate per lo studio e la ricostruzione filologica del Berengario d'Ivrea – partiture, libretti, carteggi e rassegna stampa – sono beni culturali che presentano interesse musicale, testimoni della storia culturale e musicale del loro tempo. In altre parole, essi si definiscono 'beni musicali', ossia «oggetti che attestano la tradizione musicale e, più in generale, la presenza della musica all'interno di una tradizione culturale».

Si tenga presente che il Codice dei beni culturali e del paesaggio, legge quadro in Italia sul patrimonio culturale, non menziona alcun 'interesse musicale', né annovera tra le fattispecie di beni culturali quelli 'musicali'. Il patrimonio musicale non si esaurisce però unicamente nella presenza di beni materiali: da un lato essi veicolano un patrimonio immateriale fatto di saperi e tradizioni, e dall'altro un patrimonio immateriale di eventi sonori (cfr. Convenzione UNESCO del 2003 e Convenzione di Faro del 2005).

La tesi, pur non indagando il concetto di 'patrimonio musicale' – ampiamente discusso da musicologi e giuristi – ne mette in luce la sua natura complessa e multiforme, e dimostra che per valorizzare un'opera musicale del passato è necessario ricostruire, attraverso l'analisi delle fonti (patrimonio materiale) e l'eventuale trascrizione critica, la prassi esecutiva dell'epoca (patrimonio immateriale di saperi), per farla rivivere attraverso un'esecuzione musicale (patrimonio immateriale di eventi sonori).

5.2. Motivazione

La tesi propone uno studio di un'opera lirica inedita di metà Ottocento e ricostruisce l'interessante figura di Berengario d'Ivrea di de' Lutti – Gazzoletti, attraverso il recupero di partiture, libretti, carteggi e notizie di stampa. Il lavoro, originale per contenuti e metodologia, ha l'indubbio merito di apportare un importante contributo alla storia culturale e musicale di un'epoca secondo una prospettiva storiografica transnazionale. Le fonti e il materiale utilizzato offrono anche all'Autrice la possibilità di segnalare l'importanza dei beni culturali di interesse musicale, attraverso i quali veicolare, da un lato, un patrimonio immateriale fatto di saperi e tradizioni e, dall'altro, un patrimonio immateriale di eventi sonori.

d. TESI PRESSO ATENEO TORINESE

6. Testi / Icone / Icononotesti. L'immaginario intermediale della tarda modernità 1870-1930

MONATERI VALENTINA Università di Torino

Presentazione della candidata: Prof.ssa Giuliana Ferreccio

6.1. Giudizio

Questa tesi ha come oggetto il rapporto tra testi e immagini nella produzione culturale e artistica tra il 1870 e il 1930, e in particolare le forme di interazione e di co-implicazione tra parola e immagine che, al tournant de siècle, alimentano la produzione letteraria euroamericana.

La tesi è divisa in tre sezioni: Teorie, Forme e Icone. Nella prima sezione, si passano in rassegna le teorie e i metodi di alcuni studiosi di iconologia e di cultura visuale dalla fine del diciannovesimo secolo fino al contemporaneo. L'iconotesto viene qui considerato come un medium transdisciplinare, transculturale, metainterpretativo e transnazionale.

La seconda parte della ricerca, intitolata Forme, recupera gli insegnamenti esposti nelle pagine dedicate alla teoria e, grazie a quelli, propone uno studio analitico della morfologia letteraria tra fin de siècle e primo modernismo.

La sezione finale, Icone, avanza alcune considerazioni sulla rilevanza dell'iconologia negli studi culturali e sul ruolo svolto dalle icone nell'universo artistico preso in considerazione. I capitoli L'io come impronta, L'altro come caricatura e Il testo come cattedrale della tarda modernità definiscono l'eredità culturale del rapporto tra forme e icone tra il 1870 e il 1930 e tentano di analizzare quale sia stato il valore di questa eredità nel Novecento e quanto questa possa valere ancora oggi.

Le premesse sono ambiziose, perché muovono dall'intento di confutare la convinzione crociana secondo la quale gli studi comparativi sono destinati a produrre cataloghi di esempi, senza la comprensione del momento creativo delle opere e in più opta per una significativa estensione del periodo trattato, sessant'anni di densa storia artistica. Ma l'impegno risulta pienamente onorato.

La tesi infatti costituisce una trattazione completa nei riferimenti e nelle modalità intermediali: la trattazione delle arti visive e delle opere letterarie è infatti ben bilanciata, così come lo sono le considerazioni sulla storia della critica d'arte e della critica letteraria. Gli affondi sulla storia del cinema, della danza e del teatro, anche se meno numerosi, sono ben inseriti attraverso puntuali connessioni che consentono di cogliere alcuni fili rossi essenziali alla comprensione del periodo storico: l'importanza attribuita ai dettagli come immagini allusive del totale; la natura fantasmatica delle immagini intese come revenants; la qualità ancipite di molti dei nodi toccati: Atene-Alessandria, Nord Europa-Mediterraneo, centri - periferie, mistica - sensualità. L'ultimo capitolo tratta i significati di un'immagine che può descrivere a sua volta la tesi che la contiene.

La tesi, e il lavoro di ricerca di cui è frutto, appare pienamente conforme alle indicazioni generali e ai requisiti specifici richiesti dal bando.

6.2. Motivazione

La tesi propone un'interessante analisi del rapporto tra testi e immagini nella produzione culturale e artistica tra il 1870 e il 1930, con particolare riferimento alla produzione letteraria euroamericana. I costanti riferimenti anche alla storia del cinema, della danza e del teatro, inseriti attraverso puntuali connessioni, consentono di cogliere alcuni fili rossi essenziali alla comprensione del periodo storico preso in considerazione, rendendo così la trattazione delle arti visive e delle opere letterarie ben bilanciata. Sicuramente utile e originale è lo sforzo condotto per definire l'eredità culturale del rapporto tra forme e icone tra il 1870 e il 1930, al fine di valutare quanto tale eredità possa valere ancora oggi.

B. Menzioni di Qualità

Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Professoressa Carla Barbati, su proposta del Consiglio Scientifico, oltre alle 6 tesi premiate decide di riconoscere una menzione speciale di qualità a tre tesi che, pur non comprese nell'elenco dei vincitori, per rilievo del tema trattato, qualità e originalità dell'elaborato, coerenza con le finalità della Fondazione e del bando e apprezzamento del proponente meritano specifica e formale segnalazione di valore.

Menzione di Qualità

1. Riuso delle case del Fascio in tre province: Littoria, Sabaudia, Pontinia

LEONARDI FRANCESCA Scuola IMT Alti Studi Lucca - Tesi di Dottorato

Presentazione della candidata: Prof.ssa Linda Bertelli

1.1. Giudizio

La tesi, in Analysis and Management of Cultural Heritage, si basa sul concetto di dissonanza connesso alla eredità del patrimonio architettonico fascista, proponendosi di valutare come i prodotti architettonici del ventennio siano stati riutilizzati in passato e come possano essere recuperati oggi (di qui il concetto di dissonanza).

La tesi si concentra sul riuso delle case del fascio – tema approfondito attraverso l'analisi di alcuni casi studio su base provinciale (Province di Latina, Treviso e Livorno) – e si sviluppa su una duplice prospettiva: da un lato, considera lo studio materiale degli edifici ipotizzandone le possibili modalità di recupero e, dall'altro, ragiona sulle economie di valore prodotte dalla preservazione e dal riuso.

Il lavoro si contraddistingue per apprezzabile metodo ed originalità nonché per la coerenza tra le sue varie parti, dove vengono esaminati i caratteri fondativi dello stile architettonico fascista e le sue connessioni con l'urbanistica. Le conclusioni sottolineano come il riuso di edifici, generalmente dipeso da dinamiche ed interessi locali come la necessità di avere degli spazi per svolgere funzioni a livello locale (anche stazioni di polizia e/o caserme), non abbia condotto ad una ricostruzione e valutazione delle politiche del ventennio in materia.

La tesi, in sintesi, conduce dal patrimonio culturale difficile e in particolare dissonante (se c'è l'attenzione pubblica, altrimenti silenzio assoluto) tramite la de-normalizzazione, al tema della emersione del significato/i (significativo il rinvio agli edifici pubblici nella ex DDR), passo necessario per le politiche specifiche sui BC (valore immateriale, riuso, abbandono) e per il tema più generale della partecipazione e del confronto democratico delle e nelle comunità, che la convenzione di FARO ha sottolineato in modo ancora più incisivo.

Le implicazioni sulle politiche pubbliche, gli attori dei processi (esperti/funzionari/studiosi, trasparenza), le utilità in funzione della comunità e non solo per gli investitori, sono affrontate da questa tesi con originalità e alta qualità per basi conoscitive, respiro culturale, sensibilità istituzionale in piena coerenza con le finalità Fondazione.

1.2. Motivazione

Il lavoro si contraddistingue per apprezzabile metodo ed originalità, nonché per la coerenza tra le sue varie parti, dove vengono esaminati i caratteri fondativi dello stile architettonico fascista e le sue connessioni con l'urbanistica. Le conclusioni sottolineano come il riuso di edifici, generalmente dipeso da dinamiche ed interessi locali, non abbia condotto ad una ricostruzione e valutazione delle politiche del ventennio in materia. La tesi ha l'indubbio merito di dimostrare come anche l'analisi del patrimonio culturale difficile e in particolare dissonante rappresenti un passaggio necessario per le politiche specifiche sui beni culturali e per la definizione dei percorsi di partecipazione nella prospettiva indicata dalla Convenzione di Faro.

Menzione di Qualità

2. Tra disegno e intelligenza artificiale. Nuove metodologie per la conoscenza del patrimonio architettonico

TRIVI MARIA BELEN Università La Sapienza di Roma - Tesi di Dottorato

Presentazione della candidata: Prof.ssa Emanuela Chiavoni

2.1. Giudizio

Lo studio si concentra sulla traduzione del linguaggio grafico in regole interpretabili dall'IA, verificando se i disegni esistenti possano diventare dati annotati per l'addestramento algoritmico.

La sperimentazione svolta ha classificato semanticamente nuvole di punti e ortofoto di edifici rinascimentali e neorinascimentali a Roma, sviluppando un metodo automatizzato per l'identificazione di materiali e tecniche costruttive, con una precisione media del 90%, grazie all'utilizzo di disegni presenti nell'Archivio del Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell'Architettura della "Sapienza" Università di Roma.

La metodologia applicata è basata sul metodo scientifico sperimentale, con due sperimentazioni proposte: una in 3D e l'altra in 2D. Queste sperimentazioni sono state validate durante una fase sperimentale in una collaborazione interdisciplinare con ricercatori della Fondazione Bruno Kessler della città di Trento, che ha contribuito al progetto dal punto di vista tecnico nello sviluppo degli algoritmi informatici.

Le sperimentazioni svolte hanno dimostrato che i disegni preesistenti possono sostituire l'annotazione manuale delle nuvole di punti e delle ortoimmagini. Questo approccio non solo riduce i tempi e i costi legati all'annotazione manuale, ma permette anche di sfruttare dati già disponibili con un significativo valore concettuale e di monitoraggio dello stato di conservazione dei monumenti rilevati nel tempo, prima, durante e dopo gli interventi di conservazione e restauro.

L'interessante excursus sul linguaggio disegnato nel primo capitolo si collega con la descrizione della strategia di rilievo e analisi sperimentale e con le prove sugli edifici sei-settecenteschi oggetto di studio. Ne segue una disamina dei risultati ottenuti e in conclusione prospettive di ricerca ulteriori per la documentazione e il monitoraggio dello stato di conservazione delle architetture del passato.

2.2. Motivazione

Lo studio dottorale si concentra sulla traduzione del linguaggio grafico in regole interpretabili dall'IA, verificando se i disegni esistenti possano diventare dati annotati per l'addestramento algoritmico. L'indagine, basata su una metodologia sperimentale, classifica alcuni edifici rinascimentali e neorinascimentali di Roma, identificandone i materiali e le tecniche costruttive, con una precisione media del 90%. In questo modo, viene impostato un modello ricostruttivo che non solo riduce tempi e costi, ma contribuisce a migliorare il monitoraggio dello stato di conservazione dei monumenti rilevati nel tempo, prima, durante e dopo gli interventi di conservazione e restauro.

Menzione di Qualità

3. L'atlante digitale delle vittime della nazione. Memorie nello spazio pubblico di martiri, caduti, vittime dell'Italia contemporanea (1820-2020)

ZUCCHI CAMILLA Università di Salerno - Tesi di Dottorato

Presentazione della candidata: Prof. Fulvio Cammarano

3.1. Giudizio

La tesi nel primo capitolo affronta sul piano concettuale metodologico lo status quaestionis; nel secondo i nuovi scenari di longue durée e la digital (public) history e l'intreccio con religione civile, storia del tempo presente, public history, storia digitale nonché le ricadute: dal monumental turn e i monumental studies sull'Italia contemporanea, all'OpenStreetMap e Overpass dove il presente spiega il passato; nel terzo, l'ampia ricerca sulle fonti (digitali e d'archivio) permette di cogliere e approfondire, nel succedersi delle varie stagioni politico-istituzionali, i profondi mutamenti che si succedono nei monumenti e nella intitolazione delle strade. Processi che permettono di cogliere e rendere leggibile la sequenza di memoria martiri - eroi – caduti – testimoni – vittime e, sullo sfondo, il tema dell'identità nazionale nel suo articolarsi da una a più "memorie", anche territorialmente frammentate come una possibile occasione per la public history.

L'interdisciplinarità sul piano metodologico della ricerca (storia, geografia urbana, studi culturali) e l'utilizzo di tecnologie digitali per la creazione dell'atlante georeferenziato https://soloist.ai/atlantevittime evidenziano come il patrimonio culturale non sia statico ma sia oggetto di processi di ri-significazione, iconoclastia o stratificazione e costituiscono l'esempio di come le nuove metodologie possano valorizzare e rendere accessibile il patrimonio culturale.

La dimensione temporale di lungo periodo, dal primo Ottocento ai giorni nostri, permette di analizzare le trasformazioni della memoria in relazione ai mutamenti politico-sociali. La tesi dimostra inoltre come monumenti e intitolazioni stradali siano testimonianze preziose dei valori di diverse epoche, costituendo un patrimonio documentario di straordinario valore per la comprensione della storia italiana contemporanea.

La tesi si distingue come contributo all'innovazione, approccio metodologico, originalità della scelta di affrontare il tema della memoria pubblica attraverso una prospettiva di lungo periodo, dal Risorgimento alla Seconda Repubblica, per la ricerca archivistica approfondita e la rilevanza dei risultati. Piena coerenza con i criteri della Fondazione e del bando.

3.2. Motivazione

Muovendosi tra passato e presente, attraverso eventi e monumenti storici e luoghi pubblici, l'Autrice propone un'originale indagine scientifica utile per rendere leggibile la sequenza di memoria martiri - eroi – caduti – testimoni – vittime ed evidenziare, sullo sfondo, il tema dell'identità nazionale nel suo articolarsi da una a più "memorie", anche territorialmente frammentate come una possibile occasione per la public history. La tesi si distingue come contributo all'innovazione, per l'approccio metodologico e per l'originalità della scelta di affrontare il tema della memoria pubblica attraverso una prospettiva di lungo periodo, dal Risorgimento ai giorni nostri.